sessualità compromessa
(ses|sua|li|tà| com|pro|mès|sa) loc. s.f.
1. (lett.) sessualità alterata, danneggiata o resa difficoltosa da fattori fisici o psicologici.
2. (uso comune in ambito medico o psicologico) una riduzione o perdita delle funzioni o del benessere sessuale, spesso conseguente a malattie, interventi o traumi.
Perché no
La sessualità potrebbe essere compromessa. È la frase di rito che accompagna il percorso di un tumore ginecologico. Un ritornello freddo, tecnico, distante. Brutalmente chirurgico nel trascurare la componente emotiva e sottolineare l’ineluttabilità di un danno irreversibile. E invece no. La sessualità non è un interruttore di accensione/spegnimento, non è un ingranaggio che s’inceppa. Non si compromette, ma si trasforma, si ridefinisce, si riadatta.
Usa invece
intimità da riesplorare
(In|ti|mi|tà da ris|co|prì|re) loc.
1. (lett.) intimità che può o deve essere nuovamente esplorata, scoperta, adattata.
2. (uso comune in ambito psicologico, medico o relazionale) il percorso di riscoperta della propria sfera affettiva, corporea e sessuale dopo eventi che ne hanno modificato l’esperienza, come malattie, traumi o cambiamenti personali.
Perché sì
La sua intimità potrà cambiare. Esplorarla sarà parte del percorso. Un cambiamento di prospettiva che non nega le trasformazioni della malattia ma non le considera un limite. L’intimità, in questa visione, diventa possibilità. Qualcosa riscoprire, reinventare, a cui regalare nuovi ritmi. L’esplorazione mette al centro la persona nella sua interezza, la valorizza e restituisce sicurezza nella rielaborazione della dimensione affettivo-sessuale.




